Finalement

Finalement... ou La folie des sentiments


25/10/2024 - 26/10/2024

Proiezione unica ore 21

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Regia: Claude Lelouch
Interpreti: Kad Merad, Sandrine Bonnaire, Françoise Fabian, Elsa Zylberstein, Victor Meutelet, Clémentine Célarié, François Morel, Paul Belmondo, Michel Boujenah
Origine: Francia
Anno: 2024
Soggetto:
Sceneggiatura: Claude Lelouch, Pierre Leroux, Grégoire Lacroix, Valérie Perrin
Fotografia: Maxine Heraud
Musiche: Ibrahim Maalouf
Montaggio: Stéphane Mazalaigue
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 129


Un uomo vaga a piedi per le vie di Francia. Si chiama Lino Massaro e se ricordate il vecchio film L’avventura è l’avventura, avete già capito tutto. Fa l’autostop, ogni tanto qualcuno lo carica e lui racconta storie assurde, diverse ma con lo stesso finale: è ricercato dalla polizia. In fondo è vero: Lino Massaro (l’attore franco-algerino Kad Merad) è scappato di casa, ma non è un delinquente. E un avvocato colpito da una sindrome detta la “follia dei sentimenti”, che gli toglie filtri e lo costringe a dire sempre quello che gli passa per la testa. Cerca le vite che non ha vissuto, entra in un vortice narrativo in cui tutte le storie si incontrano e si mescolano: è la perfetta sintesi del cinema di Claude Lelouch. il più prolifico romanziere popolare che il cinema francese abbia avuto. Lelouch ha 86 anni. Con Finalement ha girato un gioioso film-testamento, a partire dal fatto che Lino Massaro era il personaggio di Lino Ventura nel citato L’avventura è l’avventura. Spezzoni di quel film entrano di tanto in tanto nel nuovo, come a suggerire che Lino Massaro/Ventura sia il padre del protagonista. E se quel Massaro era un truffatore di professione, il suo erede è un truffatore controvoglia, che mente per fuggire da una quotidianità, e da una famiglia, che non capisce più. Oltre a sé stesso. Lelouch cita tanto cinema altrui. Da Agnès Varda a Buiniel, dai film sull’occupazione nazista (che Lelouch, figlio di un ebreo, ha vissuto da bambino) a I ponti di Madison County. Pieno di musica e di scene surreali, Finalement è un film felicemente pazzo e sgangherato, il più libero che Lelouch abbia mai girato.

L’Unità – Alberto Crespi

Lettera d’amore per Claude Lelouch. Che ha firmato un numero impressionante di film. A cui il successo commerciale ha garantito la diffidenza della critica. Diffidenza che è durata fin troppo, e che non si è fermata a Un uomo, una donna, il suo più clamoroso trionfo al botteghino, il titolo più sbeffeggiato. Lelouch, il cui cinema sembra sempre troppo “facile”: emozioni, sentimenti, girotondi, musica, la vita, il cinema. Ed è questa facilità tematica che l’ha più volte condannato all’incomprensione, alla sottovalutazione. Troppo emotivo, troppo sentimentale. Lelouch, che chiama il suo unico film di fantascienza Viva la vita. Più chiaro di così. Eppure per Lelouch la vita è anche politica, perché è una scelta. La scelta di un singolo, dal momento che spesso una vita non basta. […] Kad Merad, figlio di finzione del Lino Ventura di L’avventura è l’avventura e della Françoise Fabian di Una donna e una canaglia, in un ruolo che sembra scritto per Philippe Noiret (e la somiglianza è anche fisica), è l’ennesima solitudine di Lelouch, a cui il mondo va stretto, a cui la menzogna finalement dà il voltastomaco. Ancora una volta si svela con limpidezza esemplare quella che potremmo definire la poetica lelouchana: il cinema non è una bugia, il cinema è come la vita, e la vita è cinema. Infatti nei film di Lelouch la realtà non ha nessuna soluzione di continuità con la fantasia. La realtà è una contraddizione: scegliere non significa rinunciare al caso. Lino Massaro decide di allontanarsi; tuttavia, più che una fuga, la sua è una remissione. Per tornare per rivivere. Non c’è un briciolo di nichilismo, nei film di Lelouch. La lacrima è sempre un’espressione naturale, il segno d’interpunzione del discorso intenso e mai, mai prevedibile che è il privato. Un privato, però, che assolutamente non comporta l’egocentrismo o il cinismo autoriferito: in tutti i film di Lelouch, questo compreso, il soggetto è sempre (una) parte della collettività, senza la quale, peraltro, il soggetto stesso perderebbe la propria unicità. E viceversa. Uno scambio reciproco. Dialettico. Les uns et les autres. Ecco il motivo dell’emotività e del romanticismo esasperati del cinema di Lelouch: le sue immagini, i suoi piani sequenza, le sue canzoni, i suoi pianti, i suoi sorrisi, le sue scene madri sono dettate esclusivamente dalla generosità di un’indole libera. La stessa che legittima un racconto che integra il porno con lo Sbarco in Normandia, il musical con Le Mans, la commedia (si ride!) con la deportazione degli ebrei. E noi, spettatori, pubblico, amici, fedeli, che crediamo a tutto, ogni secondo, che ci crediamo, che crediamo a ogni invenzione, a ogni fatalità, a qualunque combinazione. Claude Lelouch: è ora finalement di accettarlo, tutti, tra i più grandi autori della storia travolgente e irresistibile che è il cinema.

Film TV – Pier Maria Bocchi